Leggere un romanzo è un po’ come viaggiare, visitare luoghi lontani e lasciar andare la fantasia per scoprire mondi sconosciuti. Sognare ad occhi aperti.
Tuttavia vi sono romanzi che ci fanno iniziare un viaggio apparentemente lontano, ma che poco alla volta ci conducono nella parte più intima e profonda di noi, risvegliando echi di riflessioni a volte solo abbozzate, ma troppo spesso accantonate.
Il romanzo che state per leggere vi condurrà all’interno della vostra anima, prendendovi per mano con una dolcezza che vi farà sorgere, attraverso le dolci lacrime che veleranno i vostri occhi, il desiderio di donare amore.
Isacco, il protagonista della storia, è un Giobbe moderno.
Fino a un certo punto la sua vita scorre perfettamente su un binario ben saldo grazie anche alla profonda fede che la caratterizza.
Nulla sembra poter scalfire la sua sicurezza. Improvvisamente un episodio terribile sconvolge la sua vita.
A questo punto del romanzo la vostra mente correrà verso quei momenti difficili che avete attraversato nella vita, a quel dolore improvviso che non vi aspettavate.
In certi momenti chi non ha pronunciato le frasi. “Dio, dove sei?”
“Perché proprio a me, che non ho mai fatto nulla di male?”
Quale fede non ha mai vacillato di fronte al dolore non scelto né meritato? Ma soprattutto perché dovremmo avere fede?
Isacco ci insegnerà che la fede va ben oltre l’illusione di proteggerci dalle difficoltà e che il suo significato più grande è quello di “affidarsi”, “avere fiducia” che qualcosa di più grande non ci lascerà soli nel dolore.
Infatti Isacco non si sottrae all’occasione che gli si presenta di mettersi in gioco, scambiandosi di ruolo con Don Marco, un giovane prete “sui generis” che ha bisogno di “staccare la spina” per un breve periodo e riflettere sulla sua vocazione.
Sarà proprio questo ‘gioco delle parti’ che darà origine ad una serie di eventi che aiuteranno il protagonista a trovare un senso più grande alla propria vita.
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Ferruccio Garlando, l'autore, è il vincitore del 1° Concorso Letterario Emanuele Ghidini.